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selim-bey 135

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Affettuosa! E non sapea che il lembo
  D’un disperato abisso ella radea,
  E che maturo di dolori un nembo
  Sul suo giovine capo omai pendea:
  Che il cor piagato di Selimo in grembo645
  Tanto più d’ira e di furor fremea,
  Quant’ella vaga e del periglio ignara
  Con quei suoi vezzi gli venìa più cara.

Benignamente ei riguardolla, e in gioco
  Volgendo il caso, le narrò che Osmano,650
  Oltraggiato signor, verria fra poco
  Una smarrita reclamando invano.
  Ida avvampò d’un improvviso foco,
  Che in pallor dileguava a mano a mano,
  Le s’infoscar gli sguardi, ed, a quel nome,655
  Sentì rizzarsi per terror le chiome.

Ed ei d’amore e di pietade in atto
  Stretta al cor si recò la bene amata,
  Ed apparia che per minaccia o patto
  Nïun dal cor più gliel’avria strappata.660
  Ma ricomposto nel medesmo tratto
  A finta gioia, di dolor velata,
  Attenuando le venia l’affanno,
  Pietoso al suo dolor tessendo inganno.

— «Di che vaneggi dunque? Ove l’ombrosa665
  Tua concitata fantasia trascende?
  Hai sì pallida fede, o peritosa,
  In questo amore che di te mi accende?

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