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184 | sorrento o torquato tasso |
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Ma l’usignuolo, onde sonò Valchiusa
Per lunghe notti armonïosa e mesta,190
Echi più gravi ivan destando ancora,
Chè mancata di corto era l’aurora.
E nel petto dei fulgidi nepoti,
Benché ardessero omai soli più miti,
Fremean di guerra nondimanco i voti195
Ne l’allegria degli aurei conviti.
E più securi altari, e sacerdoti
L’Arte si ottenne, e più tranquilli riti,
E inclinata passava e trïonfale,
Pe’ delubri, pei Fori, e per le sale.200
Parea l’Ausonia gente un pellegrino,
Che d’alta selva e tenebrosa emerso,
A l’aperto si posi in sul cammino
Coll’occhio indietro, a riguardar, converso.
E per l’Etrusca notte e pel latino205
Secol vagava il novo italo verso;
Ed ai guerreschi procellosi ludi
Seguian le pugne de’ risorti studi.
E tu, quando sì lieta era la vita,
Tu, vagabondo giovinetto, entravi210
In quel mondo di feste e d’erudita
Luce, e di più benigne arti e soavi.
Ed ove più conserta ombra e romita
Ti offeria l’Eridàn, lento vagavi,
Muto seguendo da la curva riva215
Le nubi erranti e l’onda fuggitiva.