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sulla tomba di alessandro poerio | 247 |
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Nè invan, morendo, apprese al germe umano
Che sol per sangue in libertà si viene;
Nè invan nel mare de’ consigli sui
Ne die’ quest’alma, che somiglia a Lui.80
Se noi, credenti, come siam, nel Cristo,
Sarem da meno d’un pagan guerriero,
De’ forti il Dio, pria che sottrarne al tristo
Servaggio, onde abbiam grave anche il pensiero,
In fondo al Ciel dagli Angeli fia visto85
Gli occhi ritrar dal nostro vitupero;
Onde novellamente Ei non si penta
D’aver fatta la Terra, indi redenta.
Più che altri, noi, se languirem codardi,
Stancata avremo la Pietà Divina:90
Abbiam tre mari e l’Alpi a baluardi,
Abbiam le glorie dell’età latina,
E l’isole e i vulcani e i più gagliardi.
Geni e del mondo la città regina;
Siam confortati da un April perenne,95
Dell’Occidente abitiam l’Edenne!...
Or dove son gli Arcangeli pugnanti
Sulle porte di questo Eden divino?
Ove i forti leon schierati innanti
A questo Esperio incantator giardino?100
Qui non ascolti che querele e pianti,
E rampogne al Tedesco ed al destino!...
Ma con quest’armi in che potran giovare
E l’isole e i vulcani e l’alpi e il mare?