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184 | luigi capuana |
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— Come va? Che ne dice il dottore? — domandava alla cognata.
— Quella figliuola è stata sempre un libro chiuso per tutti. Non mi è mai riuscito d’indovinare che c’è nella sua testa e nel suo cuore!
— Un amore deluso?
— Una gran pena certamente. Ho paura di scoprirla.
— E siete sua madre!
— Che consolazione potrei darle? Siamo ridotti quasi alla miseria.
— Lasciatemi parlare a quattr’occhi con lei.
Entrò nella camera di Matilde tutto rannuvolato, quasi fosse venuto a posta per sgridarla, per farle una gran lavata di capo. Si premuniva così contro la tenerezza e la bontà della sua indole, perchè — soleva dire — anche il bene bisogna saper farlo a tempo e luogo, altrimenti non è più bene.
La cameretta era tenuta in una dolce penombra, dove risaltava il biancore della coperta del lettino e dei guanciali, e, su i guanciali, la macchia nera dei capelli di Matilde.
— Ancora febbri? — brontolò. — Non vogliamo finirla?