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22 | luigi capuana |
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— Eccola là! — rispose il Parroco. — Appoggiata al muro.
Il manico della campanella, incastrato in bilico su un grosso bastone colorato in rosso, era già ornato di rose finte; e lasciava pendere fino a terra il laccio che doveva permettere di fare quei rintocchi di rito: ’Ntio! ’Ntio! ’Ntio!
Saro volle provarsi.
— Bravo! — disse il Parroco. — Ma bisogna attendere fino a venerdì sera, per la certezza. Si tratta dell’interesse della chiesa; le offerte non servono per me ma per le spese del culto.
Nino Sbrizza volle arrivare proprio all’ultimo momento, e soverchiare tutti. Andò, di sera, in casa del Parroco per parlargli a quattr’occhi. Nella sagrestia c’era sempre gente, o il sagrestano; e Nino non voleva testimoni.
— Dica, vossignoria; io accetto la sua parola.
— Ma, figliuol mio...
— Niente! Pago sùbito, in contanti anche. Dica vossignoria!... E pago io pure la banda.
— Sogliono far cena a mezzanotte. Un montone al forno, e vino e càlia... Lo sai!
— Due montoni, se occorrono... E quel che vossignoria comanda!