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l’amico ramaglia 283

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Erano andati nel salotto pel caffè, quando la cameriera portò il Giornale d’Italia. Peretti se ne impadronì e corse sùbito con gli occhi alle «Corrispondenze private».

— Ancora!... Cretino!

Non aveva potuto trattenere questa esclamazione, leggendo: «Tre garofani. Perchè si è rifugiata in quel negozio? Seguivola umilmente. Nessuna imprudenza da parte mia. Invoco. Attendo».

— Che c’è? — domandò Ramaglia, che stava per avvicinarsi a Letizia e susurrarle qualche parola di scusa.

— Niente... — rispose Peretti. — Da un mese e mezzo mi diverto a seguire un’imbastitura di romanzetto nelle «Corrispondenze private» del Giornale d’Italia. Sono sempre là: non vanno avanti. Tre garofani tien duro; non ne vuol sapere.

— E ti diverti a queste stupidaggini?

— Spesso le stupidaggini sono quelle che più attirano.

— Meno male se tu facessi come Righini.... Ricordi? Quel matto di Righini! Rispondeva lui; dava appuntamenti; la rompeva, insomma si divertiva a imbrogliare quei poveri innamorati... E chi sa che non sia responsabile di qualche tragedia!

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