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286 luigi capuana

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Due giorni dopo Peretti leggeva, con gran sodisfazione, nel giornale, la sua corrispondenza privata. Rideva, si stropicciava le mani. Taranzi, dal tavolino di faccia, lo guardava meravigliato.

— Hai vinto un terno al lotto?

— Lo vincerò, domenica.

— Sabato, vuoi dire.

— Il mio terno esce domenica.

Domenica, alle 10, Peretti, sua moglie e Ramaglia erano già al loro posto su la terrazza del Pincio che guarda in Piazza del Popolo. A farlo apposta, attorno all’obelisco non c’era anima viva. Poi si vide arrivare uno zoppetto, giovane, ben vestito, che si mise a far la ronda; si fermava, squadrava le donne che passavano, riprendeva a passeggiare.

— È lui! Zoppetto per giunta!

Peretti rideva, rideva!

— Sei stato crudele! — gli disse Ramaglia.

Eh. sì! Ora che lo vedo arrancare a quella maniera... sarei capace di andare laggiù e dirgli: — Smetta... non si affatichi; è uno scherzo!

— Ti salterebbe agli occhi, e avrebbe ragione.

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