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88 luigi capuana

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— Grazie! Ma tutto questo non può bastarle. Sia, scusi, meno orso.... — insisteva il brav’uomo.

— Ho poi le altre pianticine umane da coltivare: i miei scolari. Non ho tempo di annoiarmi.

Non era vero.

Di tratto in tratto, lo assaliva una raffica del non lontano passato. Il cuore gli sobbalzava, i suoi sensi si ribellavano; figure di donne amate un po’ o semplicemente possedute gli passavano davanti agli occhi invitandolo, irridendolo anche e compassionandolo con languide occhiate, con pietosi sorrisi.

E allora egli saltava giù dal letto anche nella nottata, e, al lume di luna o nella penombra notturna, tentava di sfuggire all’improvvisa ossessione zappando, sarchiando, innaffiando le erbe dell’orto, con un accanimento di lavoro che riusciva a calmarlo; e la mattina si trovava estasiato di fronte allo spettacolo dell’aurora e del sole nascente mai, mai goduto in città durante quella vita di stravizi con gli amici e le facili amiche, che ora dovevano crederlo morto o lontano, assai lontano

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