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STANZA CHIUSA
IL dolore mi tenta. Io son entrata
La sua deserta stanza a rivedere,
Muta da’l giorno che l’abbiam serrata
Fra le lacrime, i baci e le preghiere.
Qui il tempo non passò: la delicata
Man che l’ago appuntava entro il paniere,
Che questo libro aperse e ha trascinata
Quella sedia così presso a ’l braciere,
Par che debba da l’uno a l’altro istante
Alzar le tende che ascondon la porta,
Da cui s’affacci un pallido sembiante.
In questa dolce illusione assorta,
Io guardo e aspetto tacita, tremante,
Ma poi fuggo gridando: È morta, è morta!
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