< Pagina:Cattermole - Versi, Roma 1883.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Cattermole - Versi, Roma 1883.djvu{{padleft:112|3|0]]

LUI

I

CREDE poter sorprendere un segreto,
  Qualche segreto mio che gli nascondo;
  E più sgrido, mi cruccio e glielo vieto,
  Più vuoi tutto frugar da cima a fondo.

In mezzo a i libri un ramoscel d’abeto,
  Ne’ cassetti odorosi un riccio biondo,
  Lo fanno a un tratto sospettoso, inquieto,
  Triste come il più misero de ’l mondo.

Getta un fiocco, una lettera sequestra,
  Di cui gli sembra troppo dolce il senso,
  Smania quando m’affaccio a la finestra;

Poi vien, ridendo, a me come pentito.
  Io me lo bacio su gli occhioni e penso:
  Che mai farò quand’egli sia partito!

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.