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SULLA PORTA

 

L litigio era grave. Egli l’avea

  Con aspri accenti e con sospetti offesa;
  E fissava lo sguardo in su la rea,
  Quasi ne avesse la discolpa attesa.

La testina gentil di greca dea
  Scrollava ella, sdegnando esser compresa;
  E co’l picciolo piè lieve battea
  Una levriera su’l tappeto stesa.

Ei si mosse a lasciarla; ed ella assorta
  Tutta in un suo pensier, seguíalo altera,
  Fredda, senza un addio, come una morta.

Ma dubitosi, in atto di preghiera,
  Si guardaron negli occhi in su la porta,
  E disser sottovoce: A questa sera.

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