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Maternità.
Il nato aspira, ammicca, con le dita
annaspa. (Gli alberi abitò, sospesa
tra l’azzurro l’umanità?) Rapita
guarda la madre la sua prole illesa,
libera, eppure a la sua carne unita,
sua, come allor che nella dolce attesa
l’atomo umano ripetea l’ascesa,
nel suo grembo, dell’ere e della vita.
Ed è felice, come nell’istante
d’estasi che nel seno palpitante
Amor le infuse la sua creatura.
Oh pel dolor che ha dal suo corpo avulso
l’essere novo, infondergli l’impulso
verso un’ascensïone ognor più pura!
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