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Sibilla.

  Io la scopersi e la chiamai Sibilla.
  Come ognun disamò lei giovinetta,
  e a secolari tirannie soggetta,
  emerse, quale un fiore da l’argilla,

  mi disse. Or io la trassi su la vetta
  ove il tumulto uman perspicuo brilla
  nello spazio e nel tempo. Ella tranquilla
  contempla e dice, e l’Essere le detta.

  L’agile capo e la capigliatura
  attorta e tutta la persona bella
  vibrano sotto un soffio ignoto e vivo.

  Ed io, già dubitante, credo e scrivo.
  Io non son che la sua buona novella.
  Palpita in lei l’umanità futura.


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