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di cennino cennini. 141

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Cennini - Il libro dell'arte, 1859.djvu{{padleft:181|3|0]]cello, una bestia, e d’ogni condizione animale, pesci, e altri animali simili. Ma vogliono essere morti, perchè non avriano il senno naturale, nè la fermezza di star fermi e saldi.


Capitolo CLXXXVI.

Come si può improntare la propria persona, e poi gettarla di metallo.


A questo medesimo ancora ti puoi improntare la persona in questo modo. Fa’ fare una quantità o vuoi di pasta, o vuoi di cera: ben rimenata e netta, intrisa sì come fusse unguento, ben morbida; e sia distesa in su una tavola ben larga, sì come è una tavola da mangiare. Falla mettere in terra. Favvi distendere su questa pasta o ver cera, di altezza di mezzo braccio. Gittavi su, in quello atto che vuoi, o il dinanzi o il dirietro, o per lato. E se la detta pasta o ver cera ti riceve bene, fattene trarre fuora nettamente, tirandoti fuori per lo diritto, che non sia menato nè qua nè là. Lascia poi seccare la detta impronta. Quando è secca, falla gittare di piombo. E per lo simile modo fa’ l’altra parte della persona, cioè il contradio di quella che hai fatto. Poi raggiugni insieme; gittala di piombo tutta intera, o vuoi di altri metalli.

Capitolo CLXXXVII.

Dell’improntare figurette di piombo, e come si moltiplicano le impronte col gesso.


Se volessi improntare figurette di piombo o d’altri metalli, ugni le tue figure, e improntale in cera, e git-

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