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prefazione. xxi

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Cennini - Il libro dell'arte, 1859.djvu{{padleft:31|3|0]]il Vasari scriveva, il perfezionamento recato dal pittore fiammingo non era più un segreto, ma ormai noto dovunque, e nel possesso di tutti gli artisti, siccome una tradizione già fatta antica. Ondechè col volger degli anni, divenute più incerte e inesatte le notizie di cotal fatto, era ben facile che la fama vaga, onde il Van-Eyk fu celebrato come il perfezionatore della pratica del dipingere ad olio, ne facesse poi l’inventore.[1]

Probabilmente il Trattato di Cennino fu divulgato e conosciuto sino da’ tempi non molto dall’autore lontani; ma il primo che ne faccia menzione è, come abbiamo veduto, Giorgio Vasari. Egli conobbe questo libro per l’esemplare che ne aveva Giuliano orafo senese, il quale senza forse è quel Giuliano di Niccolò Morelli, detto Barba, che nel dicembre del 1547 è deputato a lodare sopra certe figure di stucco fatte dal pittore ed architetto Bartolommeo Neroni, detto maestro Riccio, per la compagnia della Morte di Siena.[2]

Sostiene il Tambroni, che il Vasari non leggesse mai il libro del Cennini, o ne leggesse poco e senza intenderlo: e ne porta in prova i capitoli xxxviii e xxxix, dove si parla della sinopia e della cinabrese, delle quali terre, dice il Vasari che Cennino lasciò di far menzione. Ma poi nega che il Cennini trattasse de’ musaici, come afferma il Vasari; per-

  1. Ben volentieri e debitamente confessiamo, che in tutta la presente disquisizione ci ha servito di guida e di lume il bello scritto che il nostro onorevole amico signor Georg Ernst Harzen d’Amburgo stampò nel Deutscher Kunstblatt n° 19 dell’anno 1851; che a cura nostra fu tradotto dal tedesco, e ristampato nell’Indicatore Modenese de’ 7 d’agosto del 1852; nel quale ci parvero messi in nuovo aspetto, o dichiarati con invidiabile acume di critica e forza di ragionamento i termini di siffatta questione, da lui vittoriosamente risoluta.
  2. Vedi Documenti per la Storia dell’Arte Senese raccolti ed illustrati dal dottor Gaetano Milanesi. Tomo III, pag. 173 e 176. Siena, presso Onorato Porri, 1856, in-8.
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