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116 | Chi l’ha detto? | [393-396] |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Chi l'ha detto.djvu{{padleft:148|3|0]]detto che si attribuisce a Jean de Santeul, col quale un marito si lagnava della infedeltà di sua moglie, e che gli avrebbe risposto: «Gran cosa in fondo! Non è che un male d’immaginazione. Peu en meurent, beaucoup en vivent!» È certo che nel secolo passato si guardava assai poco a queste miserie, mentre il cicisbeismo aveva portato tanta rilassatezza di costumi, e a tante mogli poteva applicarsi il verso del Parini:
393. La pudica d’altrui sposa a te cara.
Egli stesso più sotto al v. 1024:
e lo stesso concetto è ripetuto, con frequenza forse eccessiva, in tutto il Giorno.
E, quel che è peggio, anche a quelle che erano immuni dal vizio, non era da darsi gran lode per la virtù loro, se era vero che:
394. L’honnêteté des femmes est souvent l’amour de leur réputation et de leur repos.[1]
Al marito che si trovasse in tali dolorose circostanze, non saprei davvero quale consiglio dare. Mi parrebbe peccare di soverchia indulgenza declamando i versi con i quali Victor Hugo dà principio alla poesia XIV nei Chants du crépuscule:
395. Ah! n’insultez jamais une femme qui tombe!
Qui sait sous quel fardeau la pauvre âme succombe![2]
ma d’altra parte non sarei così feroce da ripetere col drammaturgo francese:
396. Tue-la.[3]