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354 Chi l’ha detto? [1069-1072]

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Chi l'ha detto.djvu{{padleft:386|3|0]] esprimono un sentimento pur troppo assai comune, benché i moralisti tuonino contro la pervicacia nell’errore. Infatti Cicerone scrive:

1069.   Cujusvis hominis est errare; nullius, nisi insipientis, in errore perseverare.[1]

(Filippica XII, 2).

sentenza imitata in un noto adagio scolastico che i più cercano inutilmente nella Bibbia:

1070.   Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.[2]

La prima parte deve trovarsi nelle Declamazioni di Seneca il retore (Anneo Seneca: non si sa il pronome, ed è il padre di Lucio Anneo Seneca il filosofo); ed è anche un emistichio dell’Antilucretius del Cardinale Melchior de Polignac, lib. V, r. 59. Invece Pope scriveva:

1071.   To err, is human; to forgive, divine.[3]

(Essay on Criticism, p. II, verse 325).

Non è bene dunque di ostinarsi nell’errore e di rispondere burbanzosamente:

1072.   Quod scripsi, scripsi.[4]

(Vang. di S. Giovanni, cap. XIX. v. 22).

come Pilato rispose gì Sacerdoti che volevano fargli cambiare il cartello posto sulla croce di Cristo; e le parole medesime si usano assai sovente come perentorio rifiuto di mutare sillaba agli ordini dati, alle cose dette o scritte. A Baldassarre Cossa, che fu papa col nome di Giovanni XXIII, e che il Concilio di Costanza ob-


  1. 1069.   Chiunque può errare, ma soltanto lo sciocco persevera nell’errore.
  2. 1070.   L’errare è cosa umana, il perseverare nel male invece è diabolico.
  3. 1071.   Errare è umano, dimenticare è divino.
  4. 1072.   Quel che scrissi, scrissi.
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