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[1159-1161] Patria in generale; e l’Italia in particolare 379

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Chi l'ha detto.djvu{{padleft:411|3|0]] Di questa stessa ode, scritta in occasione delle rivoluzioni di Modena e Bologna, scoppiate nel 1831, sono rimasti vivi nella memoria di tutti il ritornello:

1159.   Su, Italia! su, in armi! venuto è il tuo dì!
     Dei re congiurati la tresca finì!

ed i versi con i quali spiega il simbolo del essillo tricolore:

1160.   Il verde, la speme tant’anni pasciuta;
     Il rosso, la gioia d’averla compiuta;
     Il bianco, la fede fraterna d’amor.

Nella tradizione popolare i due primi versi finiscono, rispettivamente, nutrita e compita; ma la lezione delle stampe, anche delle migliori (per es. l’ediz. Cusani, Milano, 1863), è quale ho riportata. Questi erano dunque per ogni cuore italiano i tre colori per eccellenza.

1161.   Tre colori, tre colori.

che è un verso della seconda strofa dell’Inno di guerra del 1848-49. di Luigi Mercantini:

  Tre colori, tre colori,
  L’Italian cantando va;
  E cantando i tre colori
  Il fucile imposterà.

  Foco, foco, foco!
  S’ha da vincere o morir.
  Foco, Foco, foco, foco!
  Ma il Tedesco ha da morir!

Anche il secondo verso della seconda quartina è rimasto popolarissimo. A proposito di quest’inno, che fu posto in musica dal Giovanni Zampettini, di Senigallia, cosi narra il Mercantini stesso: «Quando in Corfù (mi questa dolce rimembranza) io fui a visitare Daniele Manin, da una stanza vicina si udiva cantare: Tre colori, tre colori! — Ecco, mi disse Manin commovendosi, ecco il canto col quale abbiamo combattuto insino all’ultima ora sulle nostre lagune. — E in questa si affacciò un

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