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[232-235] Compagnia, buona e cattiva 61

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232.   Comes facundus (o jucundus) in via pro vehiculo est.[1]

(Publilio Siro, Mimi, n. 104, ed. Wölfflin et Ribbeck: n. C. 17, ed. Meyer).

Ma bisogna andare cauti nello scegliere i propri compagni, e per prima cosa procurarseli adatti alle occupazioni attuali, che conviene di stare

233.                                 ....Nella chiesa
Coi santi, ed in taverna coi ghiottoni.

e poi fuggire, come dal fuoco, i tristi compagni, dai quali niente si guadagna, giacchè

234.   Corrumpunt bonos mores colloquia mala.[2]

(Epist. S. Pauli ad Corinthios, I, cap. 15, v. 33).

è la Bibbia che ce ne ammonisce; ovvero come scrive Tertulliano (Ad uxor., I, 8): Bonos corrumpunt mores congressus mali.

235.   Tres faciunt collegium.[3]

è una massima giuridica che il Digesto (L. 16: De verbor. signif., 85) attribuisce a Nerazio Prisco, console e giureconsulto romano (vissuto verso l’anno 100 dopo C.), e che originariamente vuol dire che una società per essere giuridicamente costituita deve constare almeno di tre individui; si usa molto a proposito per le compagnie di tre persone che sembrano più complete e più geniali di quelle più numerose o meno. Infatti è certo che in troppi non si sta mai bene, e il proverbio non a torto dice: Poca brigata vita beata. Ma qualche volta anche a essere in troppo pochi non è prudente; occhio dunque anche a certe pericolose compagnie, più pericolose della solitudine o della molta compa-


  1. 232.   Un compagno facondo (o faceto) ti serve in viaggio quasi di vettura.
  2. 234.   Le cattive pratiche corrompono i buoni costumi.
  3. 235.   In tre formano il collegio.
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