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152 CAPITOLO Vili.
viso di vaga donzelletta che va per le sue faccende, il canto di una fanciulla che passa la notte al lavoro. Ma nel quadro disegnato con queste leggiadre tinte campeggia sempre, come figura principale, la figura pensosa e malinconica del poeta; del poeta che, se- duto dinanzi alla siepe nell'ermo colle, medita l'in- finito; del poeta che nel silenzio della notte pensa alla sua donna, la quale dorme e sogna di tutt' altri che di lui; del poeta che parla alla luna, la cui vista gli ricorda le angoscie passate ; del poeta che rivede in sogno la morta fanciulla da lui amata segretamente ed alla quale ora apre l'amor suo ; del poeta che fugge le cittadine infauste mura, e ripara in campagna, dove natura gli dimostra alcuna, benché scarsa, pietà. Se delle due donne la prima sia la Basvecchi, e la seconda la Fattorini, o un'altra, o nessuna, è cosa che poco importa : probabilmente la fanciulla del so- gno, in quanto infelicissima e morta, è la figlia del cocchiere, in quanto amata e sognata è la Brini. Ma ciò giova forse alla migliore intelligenza della poesia? Tutti gli accidenti della vita del poeta e della vita d'intorno a lui, diventando elementi di poesia, si tra- sformavano, 8i idealizzavano e assumevano un'appa- renza e un significato affatto diversi dalla realtà. Onde è assurdo o ridicolo pretendere di riconoscere nei fantasmi amorosi creati dalla sua mente la tale o la tal' altra donna, proprio quella e non altra. Ci sono tutte, e nessuna. La materia dei cinque idilli sono lamentazioni, ri- flessioni, meditazioni su la tristo sorto che al poeta fecero hi natura ed il mondo, con qualche accenno alla infelicità universale dogli uomini. ]ja filosofìa di Giacomo e il doloro suo, dal quale essa era nata, co- minciano ora a prendere possesso della sua poesia. Travagliosa Era mia vita; od ò, nò cangia atile, mia diletta luna!