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156 CAPITOLO Vili.
patriotico iniziato con le canzoni All' Italia e Su Dante. La canzone per Dante termina con questa apo- strofe agli italiani: Volgiti agli avi tuoi, guasto legnaggio ; Mira queste ruine E le carte e le tele e i marmi e i templi; Pensa qua! terra premi; e se destarti Non può la luce di cotanti esempli, Che stai? levati e parti. Da questo medesimo concetto muove e si esplica la canzone al Mai ; con tanto maggiore efficacia, quanto qui sono gli stessi antichi che si levano dai loro se- polcri a rampognare i nepoti degeneri. Non c'è in- giuria che il poeta risparmi ai suoi concittadini; li chiama inonorata, immonda plebe, secolo morto, secolo di fango, esempio di viltà; sante ingiurie, poiché mi- ravano a scuotere l'Italia dal suo torpore e renderle la coscienza di sé. La canzone è piena di entusiasmo e di movimento, e il pensiero spazia per essa in più vasto campo che nelle due precedenti. Tutta la gloriosa storia della nostra cultura da Dante all'Alfieri è evocata con brevi e rapidi tócchi, a fare manifesta la bassezza pre- sente ; ma chi la evoca ò l'autore degli idilli, è il poeta già dominato dal sentimento della infelicità umana, dalla paurosa idea della nullità di tutte lo cose. Egli celebra lo sdegno e il dolore di Dante e del Petrarca, Pardimento di (Colombo, lo dolci fantasie dell'Ariosto, le sventuro del Tasso, i forti e liberi sensi dell'Alfieri; ma quello che vorrebbe essere inno di gloria si tra- sforma in elegia e finisce in un singulto. .... Ahi dal dolor comincia o nasco Lutalo canto. £ pur mon affava e morde 11 mal chu n'addolora Dol tedio chu n'aiVo^u.