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GLI IDILLI, LA CANZONE AL MAI KC. 157
Che giova l'avere scoperto un nuovo mondo V II vero, appena trovato, c'impedisce le care immagina- zioni : .... Ahi ahi, ma conosciuto il inondo Non cresce, anzi si scema, e assai più vasto L'etra sonante e l'ahna terra e il mare Al fanciuUin, che non al saggio, appare. Cacciati in bando i felici errori, che in età meno ti;iste fecero bella la vita, che cosa rimane? Il certo e solo Veder che tutto è vano altro che il duolo. Questi disperati pensieri, i quali fanno uno strano contrasto con lo scopo della canzone, non impediscono al poeta di concludere: scopritor famoso. Segui ; risveglia i morti. Poi che dormono i vivi; arma le spente Lingue de' prischi eroi ; tanto che in fine Questo secol di fango o vita agogni E sorga ad atti illustri, o si vergogni. Che cosa importa al lettore della contradizione del poeta? Guadagnato dall'entusiasmo di lui, non ha il tempo né la voglia di ritìettere e di ragionare. E chi vuol ragionare, se pensi alla teoria del Leo- pardi sulle illusioni, ch'egli riguarda come cose so- stanziali e reali (teoria non ancora esposta e ragionata in ogni sua parte, ma che trovasi in germe nella can- zone stessa), dovrà riconoscere che quella contradi- zione è più apparente che vera. Più volte il Leopardi, parlando al Giordani dei generi letterari che mancavano ancora, in tutto o in parte, all'Italia (vedi lettere del 20 marzo 1820 e