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X AI MIEI FIGLIUOLI.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Chiarini - Vita di Giacomo Leopardi.djvu{{padleft:20|3|0]]renza fra le une e le altre; erano tutte belle egualmente, cioè bellissime.

E come le poesie, le prose.



Quella lettura mi aveva aperto dinanzi tutto un mondo d’idee per me nuovo; il quale, nonostante la sua tristezza, anzi appunto per la sua tristezza, mi rapiva e mi esaltava. Di mezzo a quel mondo io vedeva sorgere luminosa e raggiante la figura dello spirito che lo aveva evocato; una figura dolce e dolorosa, eppur fiera e ardita.

Era la figura d’un uomo che in corpo piccolo e deforme chiudeva un’anima grande e bella; di un uomo nel cui gracile petto bollivano le più ardenti passioni, l’amore della patria, della gloria, della bellezza: di un uomo sotto la cui fronte ampia e severa si addensavano, lampeggiando e tuonando, i più terribili e coraggiosi pensieri.

Quell’uomo, nato in tempi di servitù e di bassezza, in un paese devoto al peggiore dei governi, il governo del Papa, da una famiglia asservita alla peggiore delle educazioni, l’educazione gesuitica; orbato del latte della tenerezza materna, non compreso dal padre; cresciuto dagli insegnamenti e dall’esempio all’errore, al pregiudizio, alla falsità; aveva

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