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XIV AI MIEI FIGLIUOLI.

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Nè io mi dorrò del castigo; perchè la mia letteratura (voi lo sapete, o figliuoli) non ha mai cercato l’approvazione e gli applausi della folla. La mia letteratura ha avuto sempre desiderii più modesti: Home, sweet-home è stata la sua divisa. E fra le pareti domestiche cerca prudentemente riparo ora che piglia congedo dal mondo.

Può darsi che ci sia qualche leopardiano, a cui non dispiaccia leggere questo libro; benchè leopardiani veri, come ce n’era ai tempi nostri, oggi non ci son più, specie fra i giovani; oggi i giovani leggono il Leopardi nella scuola, ma non lo amano e non lo sentono, come l’amammo e lo sentimmo noi; e se fecero un po’ di chiasso per il centenario del poeta, lo fecero più per amore del chiasso che del poeta; sopra tutto per mettersi in mostra, al che tutte le occasioni per la gioventù d’oggigiorno son buone. Ad ogni modo quei lettori leopardiani (me ne dispiace pel mio editore), se ci saranno, saranno pochi. Io me ne consolerò pensando che il libro non sarà affatto inutile, se lo leggerete voi, figliuoli miei, poi quali principalmente l’ho scritto; voi che siete la miglior parte di me; voi che cercherete in ogni pagina di esse un po’ dell’animo mio.

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