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224 CAPITOLO XII.
giorno. > ' E fino dai primi tempi che Giacomo era a Roma gli aveva una volta scritto : < Siete libero nel- r invitare qualunque vi piaccia e giudichiate capace di diradare, almeno per pochi momenti, l'opacità del no- stro soggiorno. La mamma vostra potrà talora im- bruttirsene; ma può darlesi questo piccolo dispia- cere. >■ Un soggiorno che Monaldo chiamava opaco doveva essere a dirittura tenebroso. Giacomo, rispondendo al padre, non gli nascondeva che il piacere di tornare in famiglia gli era amareg- giato dal pensiero di cambiare la vita distratta di Roma con la solitudine del paese natale. < Mi farei difficilmente credere, se dicessi che il soggiorno di Recanati per sé medesimo mi sia più grato che il sog- giorno di Roma. > < Io sotto naturalmente inclinato, sog- giungeva, alla vita solitaria; ma ho veduto per espe- rienza che nella solitudine rodo e divoro me stesso.^ > Il 3 maggio rientrava in Recanati, e il giorno dopo scriveva una lettera allo zio Antici per ringra- ziarlo dell'ospitalità, ed una al cugino Melchiorri in- caricandolo de' suoi saluti agli amici e conoscenti di Roma, specialmente al cav. Marini, per il quale gli raccomandava l'affare di Paolina. Alcuni giorni dopo mandava al Melchiorri un articolo già promesso al De Romanis per le sue Effemeridi ; articolo che il Be- nedettucci crede sia la recensione i\e\V Iliade d'Omero volgarizzata da Michele Ijconi, pubblicata nel qua- derno del giugno 1823, e da esso Renedettucci ri- stampata nelle suo Spigolature leopardiatie. Al Me- stica e a me non pare possibile che quella recensione sia del Leopardi. Se Giacomo tornato a casa si volse indietro a con- siduraro il lavoro letterario da lui fatto nei cinque ' iMtért aeriitt a Oiaeomo Leopardi dai tuoi pai-ftili, png. 107. » Idom, pAg. 68. • Kp ini ola rio, voi. I, png. 488, 489.
- Giacomo Lbopaedi, Seritti tdiii tconoteiitti. HpigolAturo di
Clomonto HonodetluecI; Reoannti, Simboli, 188C, png. 118 o sog.