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252 CAPITOLO XIII.

si sentì meglio. Trovò ad aspettarlo il Giordani e il Brighenti, che gli fecero gran festa ; e poiché il Gior- dani aveva piena tutta Bologna delle sue lodi, trovò da per tutto le più lusinghiere accoglienze. Non è perciò da meravigliare se il 22 luglio scriveva al pa- dre che, per quanto il termometro fosse salito a 29 gradi, egli era talmente migliorato della salute, che nessuno strapazzo gli faceva più male, e mangiava come un lupo. Bologna lo allettò talmente, che si sa- rebbe volentieri risparmiato d'andare a Milano, e cer- cava scuse a sé stesso per indugiare la partenza. In quei primi giorni ebbe quasi sempre la compa- gnia del Giordani; fecero, si può dire, vita insieme. Avevano tante cose da dirsi, che dovè mancare il tempo, non la materia, ai loro discorsi. Il Giordani non gli aveva ancora parlato delle Canzoni, intorno alle quali aveva forse già cominciato a scrivere l'arti- colo, che poi rimase incottipiuto fra le sue carte.' Quello dovè certo essere uno degli argomenti, e non il meno interessante, dei loro colloqui. Anche avrà il Giordani domandato spiegazioni all'amico intorno al genere di studi del quale gli parlava con la sconsolata lettera del G maggio; e ciò sarà stato occasione a discorrerò fra loro dello Operette morali, che per il Giordani erano assolutamente una novità, e ch'egli dovè subito desiderare di conoscere. Giacomo diede probabilmente allora al Giordani il manoscritto del libro. Allo conversazioni do' due amici doverono più d'una volta assistere e prendere parto il Briglicnti, e i due nuovi amici che il Leopardi aveva acquistati venendo a Bologna, il conto Carlo Pepoli e il conte An- tonio Papadopoli; tutti e due giovani, tutti e duo amanti delle lettere, e pieni di uinmiraziono per il Leopardi, al quale si affezionarono subito, e si misero I I ' Fu poi pubtiliciito dui QuimaIU iioUo Optrt dol Qiordani; voi. IV dogli Scritti, p«g. 116 o oog.

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