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A BOLOGNA. 255
gilante e severa, era molto inquieto di sapere là suo figlio, e non ebbe pace finché non lo seppe tornato a Bologna: ' almeno qui era più vicino, era nello Stato. Se non potò dargli denari per provvedere al suo man- tenimento, si sentì in dovere di non fargli mancare i suoi consigli, che Giacomo accettava con deferenza, salvo poi fare a modo suo. Lo zio Antici aveva scritto a Giacomo a Bologna il 21 luglio di un'ofierta d'impiego a Roma fatta per lui al Bunsen dal Segretario di Stato ; e Giacomo, che si fidava poco delle promesse romane, rispondeva da Milano il 3 agosto, che ove il Governo non gli assi- curasse prima un buono e durevole stahilimetìto, non si sarebbe mosso ; intanto pregava lo zio di ringraziare il Bunsen e di interessarlo per il posto di segretario dell'Accademia di Belle Arti in Bologna, ch'egli avrebbe preferito ad un impiego qualunque in Roma. Lo zio rispose il 20 agosto che il Bunsen aveva già iniziato le pratiche per il posto di Bologna; e diede subito notizia della cosa a Monaldo, comunicandogli la let- tera con la quale il Segretario di Stato, ad istiga- zione del Bunsen, aveva raccomandato Giacomo al Cardinale Legato di Bologna per il posto dell'Acca- demia. La lettera conteneva lodi altissime di lui, di- ceva che la nomina di questo ottimo giovane era de- siderata dal Santo Padre cui erano noti i suoi meriti letferarii, e soggiungeva : < Non vorrà l'Accademia ri- nunciare alla gloria di avere un tale Segretario. >' Le lodi del figlio doverono naturalmente far piacere an- che a Monaldo, benché egli, come appare dalle sue lettere,' non desiderasse troppo vivamente in cuor suo che la cosa riuscisse ; ma Carlo ne fu a dirittura en-
- Vedi Lettere dei parenti, pag. 121.
- Vedi nell'articolo di Carlo Bandini, Il Leopardi alla ri-
cerca d'impiego, pubblicato nella Rassegna Nazionale {l& otto- bre 1902), la lettera del Cardinale della Somaglia, a pag. 664. ' Vedi Lettere dei parenti, pag. 121, 122.