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SEMPRE A BOLOGNA. 283
verno a Recanati, dove avrebbe potuto attendere al lavoro della antologia più facilmente che a Bologna. Lo Stella gli rispose che andasse pure; e così Gia- como il 1° di novembre scrisse al padre che fra due giorni sarebbe partito; ma che, per diminuirsi la noia e l'incomodo del viaggio, si sarebbe venuto fermando per la strada; onde non stesse in pena se non arri' vava subito.^ Prima di dare questo annunzio, Giacomo aveva ri- cevuta una lettera dal padre, con la data 18 ottobre, che gli diceva : < Sono oramai quindici mesi che state fuori di casa, e avete viaggiato, e vi siete mantenuto senza il concorso mio. Dovete conoscere il mio cuore, e potete dedurne quanto dolore mi abbia arrecato il non provvedere alli vostri bisogni, o anche alli vostri piaceri; e se pur voi non avevate bisogno del mio concorso, io avevo bisogno e desiderio ardentissimo di dimostrarvi frequentemente il mio tenerissimo affetto. I tempi però veramente funesti, ma più di tutti mamma vostra che, come sapete, mi tiene non solamente in dieta, ma in un perfetto digiuno, mi hanno costretto ad un contegno, riprovato prima di tutto dal mio cuore, e poi dalla equità e quasi dalla convenienza. Nulladimeno son vivo e, quantunque alla lontana come di cosa ormai prescritta, pure ho memoria che sono il padrone di casa mia. Se nulla vi occorre, tanto meglio ; ma se vi bisogna denaro per il viaggio, e per pagare qualche debituccio, o comunque, ditelo all'orecchio al padre e amico vostro. Se niente vo- lete, scrivetemi come se io non vi avessi scritto di ciò, perchè le vostre lettere si leggono in famiglia; se poi volete, ditemi liberamente quanto, e dirigete la lettera al signor Giorgio Felini, Recanati. Mi avete inteso. >"' ' Vedi Ejjistolario, voi. II, pag. 17G. ^ Lettera scritte a G. Leopardi dai suoi parenti, pag. 202, 203.