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DA RECANATI A FIRENZE. 297

tutte le altre Provincie gemevano sotto il giogo di governi reazionari sospettosi e paurosi, la Toscana formava una eccezione per la mitezza del governo e per la libertà che vi si godeva. Onde molti di fuori vi accorrevano. Il Giordani che, esiliato da Parma, andò, come dicemmo, a stabilirsi a Firenze nel 1824, appena arrivato scriveva ad una amica : < Ben vi dico, che in questo paese è una rara felicità. È cosa rara un l)rincipe buono, un governo buono, una moltitudine d'uomini buoni; ma quel che può parere incredibile ò una Polizia, nel capo e nelle membra, cortese, gra- ziosa, amabile. >' E scrivendo agli altri suoi conoscenti ed amici, non faceva che ripetere su tutti i tuoni le lodi di Firenze, del suo governo e de' suoi abitanti, lii- uiase incantato del ministro Fossombroni ; e, più che incantato, commosso della accoglienza onorevole ed affettuosa che gli fecero il Vieusseux e Gino Capponi, il fondatore e l'ispiratore della Antologia. Il Capponi aveva avuta egli per primo l'idea del giornale; ma, irresoluto e poco fiducioso di sé, quel- l'idea gli sarebbe forse morta nel cervello, se non in- contrava il Vieusseux, il quale seppe farla sua e at- tuarla. Uomo di molto buon senso, pratico e accorto, il Vieusseux, come aveva subito veduto che Firenze era terreno propizio a fondarvi un gabinetto di let- tura, da divenire il centro e il richiamo delle migliori intelligenze, così, non appena il Capponi gli comunicò l'idea del giornale, ne capì l'opportunità, l'utilità, la possibilità. Capì che, se e' era città d' Italia ove il gior- nale potesse farsi, un giornale veramente italiano, com'era nei loro intendimenti, quella città era allora Firenze; capì di quanto vantaggio sarebbero stati al giornale il consiglio, l'opera e il nome di un uomo come il marchese Capponi, benveduto a Corte, amato e stimato da tutti, che aveva quella cultura che sen- ' Giordani, Epistolario, voi. V, pag. 275, 276.

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