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DA RECANATI A FIRENZK. 301
duto il romanzo del Manzoni, il quale, nonostante molti difetti, mi piace assai, ed è certamente opera di un grande ingegno. >' Chi fossero quelle persone di gusto, che trovavano il romanzo del Manzoni inferiore all'aspettazione, è difficile indovinare ; perchè i principali letterati che erano allora in Firenze, e convenivano tutti da Vieusseux, lo esaltavano; lo stesso Giordani ne di- ceva altissime lodi; ne lodava fino la religione, egli così tenero della sua incredulità. — Dunque ? — 11 Leopardi aveva saputo dallo Stella che l'edizione dei Promessi Sposi in poco più d'un mese era stata esaurita ; e forse pensava, non senza un po' di ma- linconia, che una simile fortuna non era toccata alle Operette morali. Il libro era stato pubblicato da oltre un mese; e l'editore, scrivendo all'autore che ne sentiva dir bene da tutti, soggiungeva : < benché l'Italia non sia ancora accostumata a quel genere di letture; >* la quale considerazione non lasciava spe- rare un grande spaccio dell'opera. Ciò non doveva riu- scire nuovo nò strano a Giacomo : egli, credo, era con- vinto che il suo libro, e come lavoro d'arte e come contenuto, fosse superiore al libro del Manzoni; ma anclie capiva che un'opera di filosofia, l'opera di un pensatore, nuovo, forte, originale, in perfetta opposi- zione con le idee e le tendenze del tempo suo, non poteva trovar gran favore; tanto meno pretendere alla popolarità di un romanzo. Tuttavia il capir ciò non gì' impediva di provare un certo rammarico del fatto. Non è quindi arrischiato il supporre che quelle persone di gusto esistessero soltanto, o quasi soltanto, nella mente del poeta. Probabilmente il Giordani, il Niccolini, e qualche altro, parlando del romanzo, avran detto che, come lavoro letterario, si poteva tro- ' Epistolario, voi. II, pag. 278. - Idem, voi. Ili, pag. 38G.