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DA RECANATI A FIRENZE. 303

a Pisa, dicendogli che oramai dalla porta dell'albergo ove abitava il Leopardi non sarebbe più salito alla camera di lui se non col cappello in mano.' E il Vieus- seux, che aveva avuto il torto di chiamare sciocche le lodi date dal Giordani alle prose di Giacomo, cor- resse in parte l'error suo pubblicando nella Antologia del febbraio 1828 una recensione .del Montani, nella ({uale si leggono queste parole : < Le operette del Leo- l)ardi sono musica — musica altamente melanconica — lo cui voci tutte si rispondono e recano all'anima la più grande delle impressioni. > Tolte le vane speranze, si trova men diffìcilmente quella forza che rende più lieve ciò che l'evitare è im- possibile. > Le operette del Leopardi almeno sembrano di- rette ad ispirarla ; il che basta a meritar loro il titolo di morali. > Era naturale che il Capponi e quei del gabi- netto Yieusseux che più si accostavano alle sue idee non simpatizzassero molto col Leopardi ; ed era egual- mente naturale ch'egli non simpatizzasse molto con loro. Se ne togli il Giordani e il Montani, gli altri, più che apprezzarlo veramente per ciò che valeva, sentivano per lui un misto di compassione e d'am- mirazione, compassione per la infelicità, ammira- zione per la dottrina; il poeta e il pensatore non lo comprendevano. Il Leopardi invece, pur essendo agli antipodi con i più tra essi in fatto d'idee, spe- cialmente col Capponi, faceva, nonostante la poca sim- patia, giusta stima del loro valore letterario. Poco dopo il suo arrivo a Firenze scriveva al padre che quei letterati valevano molto più dei bolognesi.'

  • Vedi Antologia, febbraio 1828, a pag. 158.
  • Epistolario, voi. II, pag. 284.
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