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8 | capitolo i. |
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Proprio in que’ giorni la contessa si era sgravata del secondo figliuolo, che ebbe nome Carlo.
In mezzo a questi ed altri disagi e paure il conte e la contessa vollero prendersi un po’ di spasso; uno spasso abbastanza singolare.
Per opera di una grossa banda d’insorti, Recanati ed altre città delle Marche erano state per poco liberate dai francesi, i quali ridottisi in Ancona erano ivi stretti d’assedio dagli insorti stessi, in aiuto dei quali vennero indi a poco gli austriaci. « II Governo degli insorti, scrive Monaldo, ci trattava bene; e vedendo che i francesi stavano pazientemente in Ancona, ci accostumammo a quell’ordine di cose, cominciammo a respirare e a ridere, e al rischio della nostra situazione non si pensava più. Anzi tutti correvano all’assedio di Ancona, per vederlo e divertirsi, e quel campo diventò una villeggiatura per la provincia intera. »
Monaldo, che n’aveva anche lui una gran voglia, si risolve d’andare quando seppe lo sbarco degli austriaci a Sinigaglia. Andò, e come sentì che la piazza di Ancona si arrenderebbe, cercò alloggio alla meglio nella casuccia d’un villano, alquanto lontana dalla piazza, ma sotto il tiro del cannone.
« Le palle e le bombe, scrive egli, strisciavano e cigolavano non raramente al fianco nostro e sopra di noi. Resto ancora meravigliato come mai essendo io cautissimo e timidissimo potessi espormi a quel pericolo; ma l’esempio seduce, e l’abitudine rende famigliare qualunque situazione. Inoltre per la tanta allegria di vederci liberi dai francesi eravamo tutti ubriachi e non pensavamo ad altro. Dormivamo tranquillamente sotto la bocca del cannone, come sotto l’ombra di un olivo pacifice. » II conte e la contessa ammirarano il campo degli assedianti, nel quale quasi ogni parte d’Europa era rappresentata, ammirarono il concorso dei forestieri che rendeva quel soggiorno deliziosissimo, ammirarono il contegno degli austriaci