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L' ULTIMA DIMORA A KECANATI. ;i2'J
casione di vederla fino dal 1821, sia dalle finestre, sia riuando essa andava al jjalazzo. Anche questa Maria, benché venuta più tardi, e non giovanissima, appartiene a quel gruppo di fan- ciulle popolane del quale parlai nella fine del capitolo quinto, che il poeta amò idealmente, e che ispirarono le suo poesie d'amore più gentili e più pure. Quando, informandosi delle novità di Recanati, (ìiacomo seppe, probabilmente da Carlo o dalla Pao- lina, che la povera Belardinelli era morta fra dolori atrocissimi, dopo setto mesi di malattia, sentì cre- scere il cumulo delle memorie dolorose che gli susci- tava la vista del luogo natale. A queste cagioni di malinconia si aggiunse il dis- sidio fra Carlo e i genitori. Mentre il conte e la contessa si davano attorno ])er cercare a Carlo una moglie e una dote, Carlo, i nza il loro permesso, s'era innamorato di un'altra t iigina, Paolina Mazzagalli, che pur troppo non aveva hi dote che i genitori cercavano. Essi perciò si op- posero fieramente a questo matrimonio. Giacomo, dopo i primi colloqui col fratello, com- prese che ogni opposizione era inutile, poiché i due cugini erano innamorati; ma poiché dicevano di non aver nessuna fretta di sposarsi, consigliò per il meglio di non contrastare l'amore. Così non la pensava però la contessa Adelaide, la quale pretendeva d'impe- dire assolutamente qualsiasi corrispondenza fra i due cugini. Dall' altra parte la Mazzagalli madre, che voleva il matrimonio, e lo voleva quanto più presto fosse possibile, si adoperava a ciò coli' aiuto del Vicario e di alcuni parenti. Era una specie di guerra dichiarata, fra i vecchi Leopardi da una parte, e i Mazzagalli dall'altra. I Mazzagalli pensarono a far venire la di- spensa per le nozze da Roma : il Vicario, poiché i cu- gini seguitavano a vedersi senza sposarsi, mandò loro