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332 CAPITOLO XVII.
isciisarsi di non aver potuto far nulla per V Antolo- gia, dopo tante promesse, gli domandava se doveva rimandargli il volume del Niebuhr, a proposito del quale diceva : < E un' opera meravigliosa : ed anche sopra di questa io farei qualche cosa ben volentieri, se la mia salute non fosse così contraria ad ogni applicazione. >' L' Enciclopedia delle cognizioni inutili aveva preso tempo a comporla tutto l'inverno 1829-30; ma l'in- verno passò senza ch'egli potesse scriverne una sillaba. Tutto cominciava a fargli credere eh' egli oramai non sarebbe più uscito di Recanati ; e ciò lo rendeva furente. < Quanto a Recanati, scriveva il 31 dicem- bre 1828 all'Adelaide Maestri, vi rispondo ch'io ne partirò, ne scapperò, ne fuggirò tosto eh' io possa ; ma quando potrò ? Questo è quello che non vi saprei dire. Intanto siate certa che la mia intenzione non ò di star qui..., dove morrei di rabbia, di noia e di malinconia, se di questi mali si morisse. > Terminava la lotterà domandando se fosse possibile trovare a Tarma un impiego per lui, quali' impiego che dicemmo, compa- tibile con la sua salute. La Maestri fece leggere la lettera al padre, e que- sti scrisse nel gennaio 182!) al Leopardi proponen- dogli di andare a Parma a vivere con loro, dove egli intanto gli avrebbe procurato un impiego. Una let- tera successiva di Ferdinando Maestri informò il Leo- pardi che l'impiego che si trattava di conferirgli era una cattedra di storia naturale. Giacomo fece subito duo gravissime obiezioni: la diflicoltj\ d'imparare in breve tempo la materia che avrebbe dovuto inse- gnare; nella quale, diceva, < io sono, a dir proprio, un asino; > e la esiguità dello stipendio, quattro luigi al mese, che < al merito njio, dicova, sono tr()])p(), ma ai bisogno sono troppo poco. >* Ciò non ostante
- EpMolarlo, rol. II, png. 866. * Idom, png. 849, 8r>n.