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l'ultima dimora a kecanatl 333

non rifiutò ; chiese più particolari notizie, aspettando a risolversi. Intanto gli venivano proposte dal Colletta, il quale voleva dimostrargli la sua aniicizia, più che con le liarole, coi fatti. Abbiamo visto che al Colletta non piacevano le Operette morali, ma è certo che il Col- lotta ebbe una grande opinione dell' ingegno e del sapere del Leopardi (perciò forse le Operette gli pa- revano indegne di lui); ed ò certissimo che gli fu sinceramente affezionato. Cominciò anch' egli coli' offerirgli d'andare a con- vivere con lui; ma il Leopardi, pur commosso della offerta, non l'accettò ; e rifiutò anche la proposta di una sottoscrizione pubblica, come quella che aveva fatta il Botta. < Non mi so risolvere, disse, a pub- blicare in quel modo la mia mendicità. 11 Botta ha dovuto farlo per mangiare: io non ho questa neces- sità per ora; e quando l'avessi, dubito se eleggerei prima il limosinare o il morir di fame. >' Il buon Colletta non si sgomentò. Si dovevano stabilire in Firenze alcune cattedre per testamento di un conte Bardi ; una società di brava gente voleva fondare in Livorno un Ateneo. — Possibile che nell'una neir altra città non si potesse ottenere una cattedra per il Leopardi? — Ed egli ne scrisse all'amico, dicendo che naturalmente dava la preferenza a Firenze, e che avrebbe accettato Livorno soltanto in mancanza di Firenze. Dinanzi a tanta buona volontà e a tanta perseve- ranza del Colletta, Giacomo cominciò a sperare; e naturalmente sentì crescere la sua affezione per l'amico. Le loro lettere di questo tempo sono piene di confidenza, di espansione, di affetto.

  • Epistolario, voi. II, pag. 366.
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