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L' ultima dimoka a 14ECANATI. 345

Che dell'esser mio frale, Qualche bene o contento Avrà fors' altri; a me la vita è male. Qui finisce la quarta strofa, eh' è la strofa cen- trale del Canto, quella in cui si appunta il pensiero del poeta; ed è lunga più del doppio di ciascuna delle prime tre, tutte presso a poco della stessa lunghezza, le quali posero il problema, che la quarta doveva ri- solvere, e non risolve ; perchè la soluzione ò impossi- bile. Le onde risposero col loro eterno mormorio al giovane seduto sulla riva del mare ; la luna risponde al pastore col suo eterno silenzio. Egli allora, guardando la sua greggia, che riposa tranquilla, sente invidia di lei; e, s'ella sapesse par- lare, vorrebbe domandarle: Dimmi : perchè giacendo A beir agio, ozioso, S'appaga ogni animale; Me, s'io giaccio in riposo, il tedio assale? Poi, non sapendo acquetarsi della sua ignoranza, cerca riparo nel dubbio, e dice alla sua greggia, dice alla luna : — Forse, se avessi l'ali da volare su le nubi e noverare ad una ad una le stelle, forse sarei più felice. — Ma un dubbio più grave gli vieta anche que- sta illusione: — Forse m'inganno: Forse in qual forma, in quale Stato che sia, dentro covile o cuna, È funesto a chi nasce il dì natale. Così la poesia finisce là d'onde era cominciata, che cioè la vita dell' uomo è infelice ; e forse è infe- lice anche la vita di tutti gli altri animali. Le due ultime strofe sono legate insieme dalla rima finale della penultima, che si ripete nel primo verso dell' ultima.

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