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414 CAPITOLO XX.

Passano quasi altri tre mesi, e, invece di partire, Giacomo il 25 aprile scrive che una serie di circostanze penose, oltre la mancanza elei denari, gli ha impedito di partire; che però sino dal gennaio ha disdetto la casa, e ha avuto la fortuna di trovare un quartiere a mese ; che finalmente il suo amico Ranieri è riu- scito a stabilire un'impresa letteraria, dalla quale spe- rano tutti due qualche guadagno, e che deve sommi- nistrare a lui i mezzi di lasciare quell'odioso soggiorno. Appena ciò sia avvenuto, egli, s' intende, partirà per andare a riabbracciare la famiglia. Era passato oramai più di un anno e mezzo che il Leopardi era a Napoli, dove, come aveva scritto al padre, contava, quando partì, di trattenersi solo pochi mesi ; ed erano passati più di cinque anni ch'era lon- tano dalla famiglia. Nell'anno e mezzo di dimora a Na,poli era migliorato straordinariamente della salute, tanto che nelV inverno passato, scriveva alla Tomma- sini il 2 maggio 1835, aveva potuto un poco leggeì-e, pensare e scrivere.^ Le cinque lettere al padre dal 2 set- tembre 1834 al 25 aprile 1835 sono tutte di suo pugno, e in tutte, come abbiam visto, egli annunzia imminente la sua partenza per Ilccanati, e vivissimo il deside- rio di rivedere la famiglia. Clio questo desiderio e l'intenzione di partire fos- sero sincori, non vogliamo metterlo in dul)bio ; ma gì' impedimenti messi innanzi nello lettere al padre per iscusarsi di non essere partito erano, come sap- piamo, favole, or impedimenti veri erano la mancanza di denari e la nesHuna voglia del Ranieri di muoversi da Napoli. I mozzi pccuniarii dei quali disponevano • Kplitotarlo, voi. Ili, pag. 14.

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