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436 CAPITOLO XXI.
sua cambiale, gli mandava la lettera pel dottore En- rico Guglielmo Schulz, che recavasi nell' Italia meri- dionale per alcune ricerche storiche. Lo Schulz non solo divenne amico del Leopardi, ma gli fece conoscere il poeta Augusto Platen, recatosi a Napoli ed in Sicilia a cercarvi salute, ed inebriarsi d'ammirazione per l' Ita- lia. Il Leopardi, non dimentico dei suoi antichi amori per gli studi di filologia, ebbe cara la conoscenza e l'amicizia dello Schulz, e si compiacque della sua con- versazione, come già si era compiaciuto di quella del De Sinner; col quale mantenne corrispondenza epi- stolare anche in questi ultimi anni. Quando, alla fine del 1835, il filologo di Berna gli fece balenare la speranza eh' ei sarebbe andato a Na- poli per rivederlo e passare un po' di tempo con lui, se ne rallegrò tutto, ma non vi fece su grande assegna- mento; e il 25 gennaio 1836 gli rispose: < Non so s'io debba considerare altrimenti che come una dolce illu- sione la speranza che voi mi date di rivedervi a Na- poli l'inverno prossimo. >' Fu veramente una illusione, perchè il De Sinner, quale si fosse il motivo, poi non andò. Era destinato che i due amici non si rivedes- sero. Qualche mese più tardi, avendo il Do Sinner pro- posto al Leopardi di restituirgli i suoi manoscritti filo- logici, Giacomo si mostrò disi)iaccnte della proposta, e rispose : < Prima i fiumi ritorneranno allo fonti, eh' io ricuperi il vigore necessario per gli studi filologici: quando quest'impossibile avvenisse, lo mio carte tornando dallo vostre nelle mie mani, non farebbero che perdere, >' Arrivato a questo, che fu, come ho detto, il mi- glior tempo della sua vita a Napoli, il Leopardi do- veva oramai aver perduto ogni speranza di ni lonta- narsi da qucslla cittA,, anche per breve tempo: ma non sapeva rasscgnarvisi. Como in tutte le precedenti,
- EpUtolavio, voi. in, pflg. 23. * Idoin, pAg. 80.