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438 CAPITOLO XXI.
vi dimorò allora quasi tre mesi, e tornatovi nell'ago- sto, vi stette fino ai 15 febbraio dell'anno seguente. < La villetta era a cavaliere di Torre del Greco e di Torre dell'Annunziata, >' in una splendida posi- zione, dalla quale si scopre allo sguardo tutto il me- raviglioso e variato paesaggio che circonda il golfo. Annesso alla villetta era un podere pure apparte- nente al Ferrigni. < Quivi, scrive il Ranieri, col bravo Pasquale, e con la compagnia di un antico familiare di casa Ferrigni, menammo l' infermo, e quivi lo ada- giammo in un'allegra e saluberrima stanza ad oriente. Quivi egli ascoltava, con piacevole attenzione, i rac- conti e le leggende vulcaniche del fattore, della moglie, dei figliuoli e delle figliuole, gente patriarcale ed an- tica di quei luoghi e di quel podere ; e quivi egli andò vie più sempre non mediocremente migliorando. >" Egli usciva sovente, in compagnia degli ospiti, a passeggiare per quei dintorni; ora a Torre del Greco, ora a Torre dell'Annunziata, ora al lido, e non di rado a Tompei. < Spesso montava a piedi verso le falde superiori del monte, dove, al bordone di un telaio, si compiaceva di udire il canto di una gio- vinetta, fidanzata ad un figliuolo del fattore, e che aveva ancor essa il nome di Silvia. >^ È facile immaginare come questa vita salubre e tranquilla tornasse giovevole non pure al corpo, ma all'animo del poeta. Egli non aveva, durante la sua permanenza a Capodimontc, intermesso mai del tutto di lavorare. I lavori ai (luali più particolarmente attendeva erano, credo, i Paralipomeni e i rcnsicri, che neUa mento sua dovevano essere come il compi- mento e il suggello di tutta la sua opera lettera- ria. Ma qui neiUi splendida campagna partenopea, che gli apriva allo sguardo tante sceno magnilichc, per lui affatto nuove, qui dinanzi al terribile monto l'iUzio oc, png. r>8. ' Idotn, png. 59.