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450 CAPITOLO XXII.
nonostante il presentimento al quale accennammo, non sentiva forse la gravità del suo stato, e non pensava a pericolo più o meno imminente; ma la gravità era tale che i medici, i quali andavano a visitarlo ogni giorno,' non si dissimulavano il pericolo; e persuasi che si trattasse d'idropisia, sperimentati vani tutti gli altri rimedi, suggerirono, come ultimo tentativo, di ricon- durre l'infermo in campagna a Torre del Greco. Quello che il Leopardi chiamava semplice asma ner- voso, aggiungendo, dice il Ranieri, essere l'asma segno certissimo di longevità, era invece l'annunzio della sua morte vicina. L'affanno andò crescendo di giorno in giorno; le forze diminuivano; e il Ranieri sgomento, non sa- pendo a che altro partito appigliarsi, deliberò di se- guire il consiglio dei medici, e ricondurre il malato in campagna. Ne parlò a lui, lo esortò, lo pregò; ma né le esortazioni né le preghiere non valsero a persua- derlo. Egli, dice il Ranieri, oppose un reciso rifiuto. Dato che ciò sia vero, é difficile indovinarne le ca- gioni; ma il Ranieri stesso ci permette di non creder vere le due messe innanzi da lui nel Sodalizio, cioè l'odio del Leopardi per la campagna e il non poter egli avere a Torre del Greco i gelati di Napoli, dei quali era ghiottissimo.' Mentre scriveva ciò nel 1880, si dimenticava di avere più di trenta anni avanti scritto, nella Notizia premessa allo Opere e nel Supplemento^ che il poeta, nel giorno stesso destinato alla partenza, divisava fu- ture gite e future veglie campestri^^ parlava dei tìiira- cóli di esse gite o diceva di voleì'c subito levarsi per andare in villa. Finalmente (sempre secondo il Ranieri) un rab- buffo del medico persuase il malato a cedere. Allora
- Béttt anni di aodalUtio «o., png. CA. ' Idem, pag. 64 o 58.
' Lkopardi, Optrt, «d. oU., voi. I, pag. xxvi. Vedi in quoato volume « pag. 468.