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64 | capitolo iii. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Chiarini - Vita di Giacomo Leopardi.djvu{{padleft:92|3|0]]bio de’ libri. Monaldo pensò subito di trarne profitto per la stampa delle opere del suo Giacomo, e con una delle prime lettere (febbraio 1816) propose all’editore la pubblicazione del Saggio sugli errori popolari e della traduzione del Frontone. Il libraio accettò, salvo sottoporre i manoscritti al giudizio dei compilatori della Biblioteca italiana, ch’erano, come è noto, il Monti, il Breislak e il Giordani. Nell’agosto di quello stesso anno lo Stella, facendo un viaggio per l’alta e la media Italia, ebbe occasione di passare per Recanati; vi si fermò per breve tempo e fece la conoscenza personale della famiglia Leopardi, con la quale, particolarmente con Giacomo, strinse e mantenne poi sempre cordiali relazioni.
Invece di sottoporre il lavoro di Giacomo sul Frontone al giudizio dei compilatori della Biblioteca italiana, lo Stella, forse per consiglio di essi, lo aveva fatto leggere al Mai, al quale, come sappiamo, era dedicato, e ch’era naturalmente il giudice più autorevole. Il Mai ne scrisse una lettera cortese al giovine autore, incaricando lo Stella di portarla. La lettera lodava il lavoro, faceva intorno ad esso alcune osservazioni, ma ne sconsigliava la pubblicazione. Qualcuno ha sospettato potesse non piacere all’uomo illustre che un giovinetto si permettesse di fargli, per quanto timidamente, qualche critica; e il sospetto può non essere ingiusto, so ò vero che nella seconda edizione del Frontone il Mai tenne pur conto di quelle critiche e se ne giovò.
Ne’pochi giorni che il libraio milanese si trattenne a Recanati, è naturale che fra lui e i giovani Leopardi, Giacomo in particolar modo, si parlasse di lavori letterari e di pubblicazioni, e, fra l’altro, dell’opera ch’essi potevano dare alla compilazione dello Spettatore. Lo Stella propose a Giacomo di fare per il giornale qualche rivista letteraria e a Carlo qualche articolo di letteratura inglese. I fratelli accettarono, e