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116 | ARISTOFANE |
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lamaco
Ahimè, ahimè!
Duro, atroce martòro!
Da un’ inimica cuspide,
ahimè!, trafitto io moro.
E più duol mi saria
se così mi vedesse Diceopoli
e sghignazzasse alla sciagura mia.
diceopoli
Entra ubbriaco, barcollante, puntellandosi su due giovani cortigiane.
Evviva, evviva!
Ma che poppine sode! Son cotogne!
Adagio, adagio, aprite quei labbruzzi,
porgetemi le lingue, o tesoretti,
ché per primo al boccale ho visto il fondo!
lamaco
Oh, dei malanni miei sorte funesta!
Ahi, ahi, tormento delle mie ferite!
diceopoli
Ah! Ah! Buon giorno, o cavaliere Lamaco!
lamaco
Me sciagurato!
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