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52 | ARISTOFANE |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Commedie di Aristofane (Romagnoli) III.djvu{{padleft:55|3|0]]
cosi’ mal consigliati! Ma quando udimmo poi
dire un per via: « Rimasto non c’è uno uomo in paese I »
e un altro: «’Neppur uno, perdio! », tosto si prese
il partito, ’noi femmine raccolte in assemblea,
di trarre in salvo l’Eliade. Che mai più s’attendea?
Noi non diremo dunque cosa che non profitti:
se a vostra volta udire volete, e stare zitti,
vi si rimette in piedi.
commissario
Voi di tanto capaci?
Troppo grossa, l’hai detta, non la mando giù.
lisistrata
Taci.
commissario
Tacere perché l’ordini tu, cuffiaccia? Ah, ch’io muoia
su l’istante, piuttosto!
lisistrata
La cuffia, ti dà noia?
Stretta
Prendila tu, ché non te la ricuso,
cingine il capo; e zitto e buci; e busca
questo cestello; e succingi le gonne,
dipana il fuso,
rosicchia fava brusca:
e alla guerra ci pensano le donne.
Durante questi ultimi versi, iniìla la cuffia, e dà il cestello al commissario,
che rimane così camuffato. Applausi delle donne.