< Pagina:Corano.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

CAPITOLO Xll. *17

provvisioni per lo nostre famiglie; avremo cura ili nostro fratello; questa volta porteremo hi carica cli un camelo di più. fi una misura di poca importanza (1). liti. Non lo lascerò partire con voi, disse Giacobbe, a meno che non giuriate davanti a Dio che me lo ricondurrete (sano, e salvo), purché non- vi arrivi qualche impedimento forzoso. Allorché gliel'ebbero promesso, Giacobbe gri- Jò ; Dio ini è garante dell'impegno che avete preso. (17. Poi disse loro : Figli miei! non entrate tutti da una sola porta (arrivando in Egitto) ma per diverse; questa precauzione però non vi servirà a nulla contro ì decreti di Dio. poiché d potere supremo appartiene a lJio. lo ripongo la mia fiducia in lui, ed è in esso che mettono la lor fiducia quei che si rassegnano. 68. Entrarono dunque nella città giusta gli ordini del loro padre; ma tale precauzione non poteva esser loro di alcuna utilità contro i decreti di Dio, e Iu solo per soddisfare il desiderio di Giacobbe che l’aveva raccomandata. Dunque Giacobbe possedeva la scienza che noi gl'insegnammo; ma la maggior parte degli uomini non ne ha punta. <>'.). E quando si presentarono davanti a Giuseppe, egli ritenne il suo fratello (Beniamino) e disse loro: lo sono tuo fratello, non t'affliggere più del delitto ch'essi hanno commesso. 70. Giuseppe, avendo date loro le provvisioni, fece cadere una coppa (da bere) fra gharnesi del suo fratello (Beniamino); poi ordinò che un araldo gridasse dietro a loro : Eh viaggiatori! siete dunque ladri! 71. I lìgli di Giacobbe tornarono indietro, e gridarono : Che cosa cercate? 7-2. Cerchiamo, lor fu risposto, la coppa del Ite. Chi la restituirà avrà una ricompensa in grano della carica di un camelo ; io ne rispondo ( disse l'araldo. ) 73. Noi lo giuriamo per Dio, risposero i liyli di Giacobbe, voi sapete che non siamo venuti qui per commettere furti; noi non siamo ladri. 71. E se voi mentite, qual sarà la pena di chi ha commesso il furto? ( disse l'altro). 7,‘ì. Colui, risposero, ne'di cui arnesi sarà ritrovata la coppa, vi sarà consegnato in espiazione. Cosi noi mastichiamo i colpevoli (2). 7<>. Giuseppe cominciò dal cercare nei loro sacelli prima di cercare in quello del suo fratello, poi trasse la tazza da quello del suo fratello. Noi abbiamo suggerito quest'artilizio a Giuseppe ; egli non avrebbe potuto, secondo la legge del Ite d'Egitto, impadronirsi della persona di suo fratello, a meno che Dio non l'avesse voluto. Noi inalziamo chi vogliamo. Vi é chi è più sapiente dei sapienti. 77. I ligli di Giacobbe dissero allora : Se (Beniamino) ha commesso il furto, suo fratello ne aveva commesso uno prima di lui (3). Giuseppe dissimulava tutto, né si faceva conoscere, e diceva in sé stesso : Voi siete in una condizione da compiangervi più di noi due. Dio sa meglio di voi ciò ohe raccontate. 78. Signore, dissero allora, egli ha un padre vecchio, rispettabile; prendi piuttosto uno di noi in sua vece. Noi sappiamo che sei generoso. 7’J. Dio guardi che io prenda altri che quegli presso cui la nostra coppa é stata trovata! se lo facessi, agirei ingiustamente. (1) Ciò può voler dire che una carica di camelo sarà poca cosa per un re d’Egitto, o che quelle che avevano recato la prima volta non basterebbero ni loro bisogni. (2) Cioè, dietro l'uso vigente fra noi ebrei il ladro 6 ritenuto come schiavo. Secondo le tradizioni dei maomettani, Giuseppe avrebbe rubalo, quando era lanciullo, un idolo al suo nonno libano.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.