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209. Per avvertirla; non abbiamo agito ingiustamente. 2t». Non sono i demonj che ban recato il Corano dal cielo- 211. Ciò non spettava loro, e non avrebbero potuto furio. ’ 212. Sono perfln privali di sentirlo in cielo (I). de?riprovSi'.ÌnVOCaraltrÌ ChC DÌ° PCr tÌ,U0Pe T "" siorno nel "umero 2 l i. Predica ai tuoi più prossimi parenti. 215. Abbassa le ali della tua protezione sui credenti che t’hanno seguito 2lfi. Se ti disobbediranno, dirai loro : sono innocente delle vostre operò. 217. Poni la tua fiducia nel Mio possente e misericordioso, 218. Cho ti vede allorché t'al/i da dormire, 219. Cho vede la tua condotto quando ti trovi in mezzo ai suoi adoratori • 220. Poiché ascolta e sa tutto. 221. Vi dirò io quali sono gli uomini su’quali scendono i demonj? 222. Scendono sopra i bugiardi abbandonali al peccato, 223. Ed insegnano ciò clic le orecchia hanno sentito (2) : dunque la ma<r- gior parte mentisce. ^ 224. Sono i noeti, che gli uomini deviati seguono ancora. 223. Non vedi che seguono tutte lo strade (3) com'insensati ? 11 Ved. car» vers. 7, 8, e cap. 72. vere. 8. 9. 2) Le parole del Corano lette iu cielo, che i demonj hanno sentito per caso 3) Cioè s'abbandonano alla loro imaginazione, e Imitano qualunque argomento. In ogni tempo gli arabi hanno coltivata con molta cura la loro lingua, amala la poesia, ed onorati i poeti. A Okndh, mercato dell'lledjaz, oltre le (ierc settimanali si teneva tulli gli anni una fiera elio durava un mese. Colà, in mezzo agli alluri di commercio, accorrevano dei poeti da tulli i punti dell'Arabia per recitare i loro poemi, per cantare le loro gesta, e le loro avventuro, e si sfidavano a chi meglio imiterebbe tale o tal altro soggetto. Era un’arena poetica, di cui erano giudici i moltissimi uditori, cittadini, e beduini. Al più bravo era riservala la ricompensa di vedere i suoi poemi scritti in lettere d'oro, ed appesi al tempio venerato della Kaaba. Da ciò, i sette poemi più in voga prima di Maometto sono chiamati da essi Mo- (111 a 1111 aba t (dorati ) e Moallakal (appesi). Gli arabi del deserto si distinguono sopra tutto nella poesia; la lingua si è sempre conservata più pura e più correttasollo le tende; spesso le madri beduine inlligevano mia correzione dolorosa ai tìgli che commettevano qualche errore grammaticale. Maometto doveva al vigore della sua lingua, spesso poetica, una gran parte del successo che coronò i suoi sforzi ; ha anche raccomandato ai suoi compagni di consultare le opere dei poeti arabi, e di cercarvi l'interpretazione di parole,od espressioni oscure delCorauo. Donde vieneperò che il profeta arabo ha soppressa la celebre liera di Okadh, e scagliato un anatema contio i poeti? Eccone la ragione. Gli arabi del deserto, in genere, e specialmente i poeti, non amavano il nuovo cullo; erano attaccati ai piaceri della vita nomade, ed assuefatti alle sue fatiche; indipendenti, indocili a qualunque giogo, bravi. generosi, ma lìori e vendicativi, sempre inseguendo un nemico por vendicare un’offesa, o sulle traccio di una bellezza del deserto, austeri, e selvaggi come Shanfara, amando i piaceri e la vita giojosa come Amrolkais, non pensando alla vita futura, scettici o epicurei, non erano i primi a seguire il nuovo profeta. I poeti cercavano a perpetuare queste abitudini ; Maometto però vedeva in quegl'istinti negativi un grand’ostacolo allo stabilimento della di lui dottrina morale o religiosa, e li condannò; a ciò si aggiunga che la vena satirica d'alcuni s’eraesercitala contro il pro- leta. Alcuni storici accusano Amrolckais d'avore scritto delle satire contro Maometto, il quale avrebbe incaricato il poeta Lebid, convertito di recente, di rispondergli. De Siane, che ha pubblicale le poesie d’Amrolkais, combatte quest’opinione in quanto ad Amrolkais, e Lebid. Non è però men vero che Maometto aveva a’suoi ordini alcuni poeti devoti a lui, ed i versetti 227 e 228 vi fanno allusione. Diceva a Kaab, uno di questi, comballili (i poeti ) colle lue satire, poiché In giuro {ter i/ucijU che tiene la tuia anima nelle sue mani, le satire fan più male delle freccio.