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Io sol fra l’Istro e il Reno,
E fra boschi, all’usato, or piango or grido,
Chè amor mi sforza:


e desiderando, ed implorando sempre il ritorno alla patria, esclama:

E se del ritornar la speme sola
Non nutrisse quest’alma afflitta e mesta,
L’incomparabil duol m’avria già spento.


Versi pieni di efficacia, e traboccanti da un cuore gonfio di tormenti e di speranze. E il rivedere la patria gli fu concesso finalmente dopo un’assenza di quattro anni nove mesi ed un giorno:

Dopo quattro anni nove mesi e un giorno.

Eccellenza mia, se questo verso non servisse alla storia biografica, vorremmo certamente condannarlo coi più cattivi del Parnaso Italiano, e porlo a riscontro con quell’altro dell’arcadico:

Sono dieci anni che non vado a messa;

e se qualcheduno ai dì nostri ne coniasse un altro di simile fattura, non che bandirgli addosso la croce, gli porrebbero la mitera. A scusa però del nostro valoroso Cristoforo,

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