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CAPITOLO PRIMO
realtà più storica che fisiologica, per cui la vita s’innalza a nuove potenze, dove lo spirito afferma veramente e infutura se stesso, e si fa eterno convertendosi in un valore ideale.
Il concetto che i più si fanno della realtà, è ancora tanto remoto dal vero, che la scambiano con quel miraggio fantastico che ci viene dai sensi. Noi portiamo un mondo novello, ma, pur troppo, abbiamo gli occhi gravati di sonno e ci pare somigliante ad una grande ombra. Le energie multiformi del tempo lavorano sempre in questo continente di spirito, ed ei ci vien su lento lento dagli abissi disseppelliti della storia, ma noi ci Certo è ben che un gruppo di sensazioni non è lo stesso cT un gruppo meccanico, e che dal moto non si giunge al senso per T immediato cangiarsi delle attività nervose, ma per qualcosa di più alto che non sia il moto. Nondimeno questo qualcosa che pur non è moto ma che si rivela per il moto, dee avere una affinità con esso, cioè dee appartenere a quella vita di cui sono aspetti diversi il senso ed il moto. La vita è immanente ed eterna, e si manifesta per gradi diversi; ora s’inizia nel moto, or si dilata nel senso, ora si innalza e si infutura nel pensiero. Ma se la sensazione non è tutta nel moto, come il pensiero non è tutto nella sensazione, pure v’è insidenza tra P uno e l’altra. Dov’è la vita di fuori dal moto che la rivela?
dove il pensiero di fuori dal senso che lo contiene? Agli abborritori della cellula, a cui pare adulterata la scintilla di Dio se s’asconde nel seno della materia, domanderei volontieri:
sapete voi tutti i misteri di una cellula sola, davanti alla quale il fisiologo si spaura per maraviglia? penetraste voi nell’abisso di quegli atomi sacri? ne misuraste le attività sepolte? se la vita nasce di là, segno è che i germi vi sono, eternamente vivi, eternamente fecondi.