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Parte terza 115

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Cuore infermo.djvu{{padleft:115|3|0]]questa definizione, Marcello, poco a poco, trascurò di farsi vedere spesso con la duchessa. La lasciò fare sola le sue visite; si contentò di aiutarla a salire in carrozza per la passeggiata del pomeriggio; la sera, pel teatro, pel concerto, per qualche circolo, l’accompagnava o andava a riprenderla; talvolta nè l’uno nè l’altro, affidandosi a suo zio. Dapprima usava mettere qualche pretesto per iscusarsene. Ma, quando vide che Beatrice glie ne chiedeva solo per cortesia, senza interesse alcuno, non si affaticò più a ricercarne. Mormorava: mi duole, non posso.... e subito cambiava discorso. Alla mattina, verso le undici, egli picchiava alla porta di sua moglie; discorrevano un quarto d’ora, poi andavano a colazione. Si vedevano da capo all’ora del pranzo; talvolta non si rivedevano più sino al mattino seguente. Perdettero anche l’abitudine di comunicarsi i progetti giornalieri. Si ritrovavano, per caso, da qualche amica, altrove; allora si salutavano, fingevano di essersi data la posta colà, partivano uniti. Con gli amici Marcello non nominava quasi mai sua moglie; Beatrice rispondeva, se interrogata dalle amiche, con molta schiettezza, non prolungando il discorso. Senza quasi avvertirsene, si allontanavano sempre più; Marcello passava tre quarti della giornata fuori di casa. Pure sembrava si rivedessero con piacere.


Adesso, nelle più insolite ore del giorno, dai punti più lontani dove si trovava, Marcello si decideva d’un tratto, abbandonava ogni altro affare e andava da Lalla D’Aragona.

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