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Parte quarta | 165 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Cuore infermo.djvu{{padleft:165|3|0]]dando lontano. Poco distante da lui stava Beatrice, appoggiata ad un muretto, facendosi vento. Quel giorno Marcello si tratteneva più del solito. Durante il pranzo era stato ripreso dalle sue antiche distrazioni. A volte una fugace espressione di pena gli faceva corrugare la fronte. Ed ora egli prolungava la sua permanenza; fumava da un quarto d’ora, senza pronunziar parola. Di un tratto si accostò a Beatrice.
— Voleva dirti qualche cosa, Beatrice — le disse a bassa voce, senza guardarla in viso.
— Anche io, Marcello.
— Oh! — fece lui meravigliato. — Ti cedo il passo allora.
— Grazie. Veramente, sono due o tre cose. Sono venute a trovarmi oggi Fanny Aldemoresco e Amalia Cantelmo: una visita molto piacevole. L’Amalia l’ha con te, per non so qual quadriglia a cui l’avevi invitata, andando via invece...
— Dovetti partire...
— Così le ho detto, per iscusarti. Sai che quella piccina ci tiene a codeste inezie. Sono venute a dirmi, che sabato vi è un ballo di beneficenza allo Stabia. Mi ci vogliono, non ho saputo dire di no...
— Me ne hanno parlato; so di che si tratta.
— Sei libero per quella sera? Mi puoi accompagnare?
— Lo spero...
— Non ne sei certo? — chiese Beatrice, levando il capo.
— Quasi certo; anzi, verrò di sicuro.
— Alla buon’ora! Anche tu volevi dirmi qualche cosa?
— Sì, sì, voleva dirti... è qualche giorno che doveva