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258 Cuore infermo

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Ignoranza invero. Ella non comprendeva che tutto era deciso, la scelta della sua vita era fatta; ella non comprendeva che nulla poteva più deviarla dalla sua strada; ella non comprendeva che quelle veglie, quelle lotte, quelle ansietà, quel dubbio, quell’incertezza, erano il fuoco divoratore che doveva purificare dall’egoismo volgare la sua anima, perchè l’amore potesse averla tutta, più nobile, più degna.


V.


Sul largo pianerottolo del grande scalone, nel vestibolo di San Carlo, già si riunivano i giovanotti e quelli che ancora la pretendevano ad essere creduti giovani; sotto i lunghi soprabitoni s’indovinava la tenuta di gala. Essi aspettavano là le signore che tardavano a giungere; difatti, i battenti della porta di mezzo, foderati di pelle rossa imbottita, con l’occhio ovale di cristallo opaco, non si schiudevano ancora. Le porte di fianco, spalancate, lasciavano passare il pubblico minuto, dalle file superiori, che viene a piedi, che viene prima del tempo, per godersi lo spettacolo del vedere riempirsi lentamente la sala: uno stropiccio di suole forti si accentuava per le scale di marmo. I giovanotti non trovavano di meglio a fare che discutere il lenzuolo-cartellone, disteso sul muro, accanto ad una nicchia dove stava seduta una Iside bianca, marrone ed oro. Uno di essi si dichiarava pel Meyerbeer: la maggioranza s’accordava con

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